Con Stefano Rodotà , venuto a mancare ieri nel tardo pomeriggio a 84 anni, perdiamo un grande intellettuale, giurista, ex parlamentare; un patrimonio di saggezza e sapienza civile e politica, un insegnante, una persona libera.
Un libero pensatore:
Lungo il suo percorso politico, un iter da intellettuale, libero pensatore “C’è un impoverimento culturale che si fa sentire, la cattiva politica è figlia della cattiva cultura”, diceva Rodotà, ed era soltanto il 2000.
Avrebbe dovuto essere Presidente della Repubblica se – ed è cronaca dei fatti – un partito di sinistra, la sinistra che ci piaceva un tempo, non si fosse rifiutato di votarlo nel momento decisivo. Restano i suoi insegnamenti, tra tutti l’ammonimento a non tralasciare la lotta a favore dei diritti civili e sociali “perché è dalla loro quantità e qualità che si misura la democrazia“.
Eletto deputato per la prima volta nel 1979 come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, Rodotà è stato anche candidato per l’elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2013; votato dal Movimento 5 Stelle, che lo aveva proposto dopo una consultazione in rete tra i suoi iscritti, da Sinistra Ecologia Libertà e da alcuni parlamentari del Partito Democratico.
Entrò in partita con Giorgio Napolitano che alla fine la spuntò ottenendo il secondo mandato al Quirinale. La politica lo ricorda e lo omaggia oggi trasversalmente.
Vogliamo ricordarlo sempre una sua frase, ascoltata in un’intervista: “bisogna farcela sempre e solo con le proprie forze”.
In tanti, in queste ore, lo piangono affranti.
Alessandra Paparelli